Salvaguardare la fiducia nei media moderni: urgenza di autenticità
AI Intelligenza ArtificialeAttualitàMediaProduzione VideoRiprese VideoTecnologie 3 Ottobre 2025 redazione milano
Articolo a cura di Peter Sykes, Responsabile Tecnologico, Sony Europe
Per le testate giornalistiche in particolare, l’autenticità dei contenuti non è più una preoccupazione teorica, ma una sfida urgente e crescente per emittenti, testate giornalistiche e pubblico. Con la crescente sofisticazione e diffusione dei contenuti sintetici, in particolare sulle piattaforme dei social media, il settore sta affrontando le implicazioni dell’ingresso di immagini false o manipolate nei canali affidabili.
Navigare in un mare di contenuti sintetici
Dai deepfake alle immagini generate dall’intelligenza artificiale, il volume dei contenuti creati sinteticamente è esploso. Sebbene le tecnologie generative possano sbloccare il potenziale creativo, allo stesso tempo rappresentano una minaccia critica per la fiducia nel giornalismo e nei media, una fiducia già parzialmente erosa nell’era dei social media. I team editoriali sono ora sotto pressione non solo per valutare il valore editoriale dei contenuti, ma anche per spiegare ai loro spettatori perché possono essere considerati affidabili, descrivendone la provenienza e le diverse modifiche che potrebbero aver subito. Una situazione che molte aziende stanno affrontando a testa alta.
Questa nuova realtà ha creato molteplici sfide, come illustrato da numerose notizie degli ultimi anni. Le redazioni devono essere in grado di valutare l’autenticità dei filmati in arrivo e generati dagli utenti, soprattutto se devono essere pubblicati sui propri canali. Devono essere pronte a dimostrare la non autenticità dei media falsamente attribuiti al proprio marchio. E, cosa più importante, devono essere in grado di garantire la provenienza dei propri prodotti, soprattutto in un’epoca in cui le informazioni errate possono diventare virali in pochi secondi.
Erosione della fiducia: cosa c’è in gioco
Il pubblico si affida a marchi mediatici affidabili per informarsi sul mondo. Quando questa fiducia viene compromessa, anche accidentalmente, il danno alla reputazione può essere significativo e duraturo. In un contesto in cui la disinformazione si diffonde rapidamente e spesso suscita forti reazioni emotive, le organizzazioni mediatiche rischiano di perdere credibilità se pubblicano inconsapevolmente filmati manipolati. Al contrario, l’esitazione a pubblicare mentre si verificano i filmati può portare i concorrenti a dare la notizia più rapidamente, anche se in modo meno responsabile.
La posta in gioco è alta. In un clima di crescente scetticismo e polarizzazione, il pubblico è più propenso a mettere in discussione ciò che vede, anche se proviene da fonti affidabili. Le emittenti stanno scoprendo sempre più spesso che non è più sufficiente essere accurati, ma che devono anche dimostrarlo. Ciò significa ripensare il rapporto tra acquisizione e trasmissione per garantire che ciò che gli spettatori vedono possa essere ricondotto in modo verificabile all’evento originale.
Collaborazione a livello di settore
Riconoscendo la portata della sfida, i principali attori del settore si sono mossi per raggiungere un consenso sull’autenticità dei contenuti. Iniziative come la Coalition for Content Provenance and Authenticity (C2PA), di cui Sony fa parte del comitato direttivo (dal 2022), stanno lavorando per creare standard tecnici aperti che definiscano come i metadati di autenticità possono essere acquisiti, archiviati e convalidati in flussi di lavoro multi-vendor.
Questi standard rappresentano un importante passo avanti, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche culturale. L’implementazione di metadati crittograficamente sicuri, incorporati direttamente nei file video, apre la possibilità di integrare la verifica end-to-end nelle loro pipeline di produzione. Se adottati universalmente, ciò consentirebbe ai contenuti di passare da un’organizzazione all’altra in un “involucro” digitale a prova di manomissione, identificando chiaramente la loro origine e qualsiasi modifica.
Il ruolo di Sony: garantire la fiducia dall’obiettivo allo spettatore
Sony è da tempo un partner affidabile per le testate giornalistiche e le aziende mediatiche di tutto il mondo. In qualità di membro della C2PA e partecipante chiave al prestigioso Accelerator Project dell’IBC sulla provenienza dei contenuti, Sony è fortemente impegnata ad aiutare il settore con gli strumenti e le infrastrutture necessari per adattarsi.
La leadership di Sony nell’autenticità delle immagini fisse, in particolare attraverso la serie di fotocamere Alpha, ha gettato le basi per il lavoro nella verifica dei video. Queste fotocamere sono state tra le prime a supportare gli standard C2PA, incorporando metadati quali chi ha creato il contenuto, quando e dove è stato girato e quali dispositivi sono stati utilizzati, il tutto registrato direttamente nel file immagine.
Partendo da queste basi, Sony ha ora esteso i flussi di lavoro di autenticazione ai video con il lancio della PXW-Z300, la prima videocamera al mondo in grado di incorporare firme digitali direttamente nei file video, consentendo l’autenticazione dei contenuti per rispondere alle esigenze in continua evoluzione del settore della creazione di contenuti. Questo sviluppo rivoluzionario segna un’evoluzione significativa nel giornalismo televisivo e nella produzione video professionale.
Una svolta nell’autenticazione dei video: la PXW-Z300
La videocamera PXW-Z300 applica una firma digitale a ogni file video al momento della cattura. Per le emittenti televisive, questo cambia le carte in tavola. In un ciclo di notizie in rapida evoluzione, conoscere la provenienza di un contenuto in questo modo, dal momento in cui viene girato, significa che può essere elaborato, verificato, incluso nella notizia e trasmesso con maggiore sicurezza e rapidità. Per i team legali, la catena di custodia verificabile fornita da questa firma potrebbe offrire una potente protezione contro le controversie sulla provenienza.
La Z300 diventa così più di un semplice strumento di registrazione. In combinazione con l’ecosistema connesso e le piattaforme cloud sicure di Sony, questa telecamera rappresenta una pietra miliare dei flussi di lavoro multimediali di nuova generazione.
Il lavoro di Sony e dell’industria in generale è lungi dall’essere concluso. I video pongono ulteriori sfide che le immagini fisse non presentano, dalle dimensioni dei file più grandi e dall’audio sincronizzato ai complessi flussi di lavoro di post-produzione. Ma i progressi compiuti con la Z300 dimostrano che questi ostacoli sono superabili.
Sony sta ora collaborando con emittenti televisive, fornitori di tecnologia e organizzazioni di standardizzazione per implementare metadati conformi allo standard C2PA in tutta la pipeline di produzione e distribuzione.
Anche le iniziative del programma acceleratore IBC “Stamping your content” (Contrassegnare i propri contenuti), di cui fanno parte Sony e le principali emittenti televisive, stanno contribuendo a mettere in luce le iniziative relative alla provenienza dei contenuti.
La fiducia nei media non può più essere data per scontata. Ma può essere ricostruita attraverso la tecnologia, la trasparenza e la collaborazione. Incorporando l’autenticità nel tessuto stesso della narrazione visiva, Sony e i suoi partner offrono una via da seguire in un’era digitale incerta.
All’IBC di quest’anno, Sony ha invitato i professionisti dei media a vedere la PXW-Z300 in azione e a scoprire come l’autenticità possa tornare a essere il fondamento della fiducia del pubblico. Con la tecnologia C2PA-compliant ormai una realtà, il percorso dalla telecamera allo schermo può diventare non solo un percorso di contenuti, ma una catena di fiducia.
















