Creando Suburra: la prima serie italiana targata Netflix
CANALI TVCinemaPost ProduzioneTecnologie 7 Febbraio 2018 redazione milano
Ideata come antefatto dell’omonimo film del 2015, Suburra è la prima serie televisiva italiana prodotta da Netflix. I dieci episodi seguono vari personaggi in una ragnatela di intrecci tra Vaticano, politica e criminalità organizzata di Roma, il tutto incorniciato nelle vicende che porteranno allo scandalo di Mafia Capitale. Suburra è stata diretta da Michele Placido (Romanzo Criminale), Andrea Molaioli (Il Gioiellino) e Giuseppe Capotondi (La Doppia Ora), e fotografia di Arnaldo Catinari (Il Caimano, Mia Madre).
Con il 2017 ormai alle spalle, il futuro dell’industria della televisione Italiana sembra più florido che mai – in gran parte grazie alla serie Suburra.
Il debutto dello sceneggiato – realizzato dalla casa di produzione Cattleya – ha prodotto un cambiamento fondamentale. Ha portato su Netflix la prima serie italiana originale, introducendo un’immagine del mondo criminale di Roma in quasi 200 paesi.
Con intrecci tra Vaticano, politica e criminalità organizzata, il tutto incorniciato nelle vicende che porteranno allo scandalo di Mafia Capitale, Suburra è stata così apprezzata dalla critica, che il servizio streaming ha già approvato una seconda serie Made in Italy, questa volta basata sullo scandalo delle prostitute adolescenti dei Parioli di qualche anno fa, da produrre nel 2018.
Adesso che le serie televisive italiane si avviano ad essere introdotte in un mercato sempre più internazionale, abbiamo raggiunto uno degli artisti dietro le quinte dello spettacolo che ha dato il via a tutto, il colorist di Suburra Ivan Tozzi, per saperne di più su come la serie per Netflix è stata creata usando DaVinci Resolve Studio.
Ivan Tozzi è un colorist digitale con quattordici anni di esperienza ed oltre cento film e serie televisive internazionali, tra cui Mia Madre, Tutto quello che vuoi, Questi giorni, Piuma…. Attualmente lavora presso la casa di post produzione InHouse a Roma, ed è padre di due bambini. Nel suo tempo libero ama dedicarsi ad hobby come la musica, la corsa, e la fotografia.
1) Cosa ti ha inizialmente indotto a collaborare alla realizzazione di Suburra?
La mia partecipazione al progetto è stata la naturale evoluzione di una proficua collaborazione con il Direttore della fotografia Arnaldo Catinari, che ci ha visto lavorare insieme in tanti suoi film. Collaborare con Arnaldo, secondo me, è il massimo per chi fa questo lavoro, perchè sa cosa vuole ottenere e che impostazione dare con la color, ma lascia comunque libero il colorist di proporre soluzioni, idee e strade che permettano di raggiungere quel risultato.
Soprattutto la qualità del suo lavoro sul set permette al colorist di avere a disposizione il materiale ideale per lavorare.
2) Siete stati ispirati dal film del 2015 per i colori?
Ovviamente, per curiosità personale e prima di iniziare il lavoro, ho rinfrescato la memoria riguardandomi il film, ma la serie ha invece una sua personalità ed un suo impatto visivo, frutto di uno studio molto approfondito sulla caratterizzazione dei vari ambienti e dei personaggi che li popolano. Infine abbiamo deciso di contraddistinguere visivamente questa serie con un’estetica di impatto, in alcuni momenti quasi estrema, con i colori che abbiamo creato.
3) Quali erano gli obbiettivi principali del tuo lavoro sulla serie?
L’obiettivo del nostro lavoro era quello di accompagnare lo spettatore calandolo nei vari “mondi” che danno vita alla trama della serie, come quelli della politica, le varie famiglie criminali ed il Vaticano.
Ogni mondo ha una sua identità dal punto di vista visivo, immediatamente riconoscibile e percepibile agli occhi di chi guarda la serie. Per esempio, ogni scena con una delle famiglie criminali – gli Zingari – ha sempre un look molto saturo, con toni giallo/oro dominanti che potremmo definire “eccessivi” e che rispecchia per molti versi il loro modo di vivere. Viceversa, ad esempio, il mondo della politica, soprattutto il Campidoglio, è molto neutro, quasi freddo e desaturato, mentre il Vaticano ha toni caldi e contrasti più morbidi. Così come l’immagine dei vari scorci di Roma è sempre molto cruda e decisa, lontana dalla cartolina con cui la città eterna viene di solito raffigurata nei film.
4) Potresti darci una breve descrizione del tuo metodo di lavoro tipico in DaVinci Resolve per Suburra?
A parte alcune inquadrature da drone, Suburra è stato girato tutto con Red Dragon e il workflow prevedeva di lavorare i file RAW in spazio colore ACES, scelta che abbiamo gestito ottimamente grazie a DaVinci Resolve. Inoltre in fase di ripresa Catinari ha spesso utilizzato l’HDRX della RED. Questo è stato un vantaggio che abbiamo sfruttato in post con gli strumenti per HDR di Resolve, per riuscire a ottenere immagini di impatto e fotograficamente stupende.
Grosso modo il mio metodo di lavoro è quello di effettuare un primo passaggio puntando soprattutto all’impostazione dei corretti valori di transcode per i file RAW, al bilanciamento delle varie inquadrature e ad impostare quello che poi sarà il look del film. In seguito, con il Direttore della Fotografia andiamo a rifinire scena per scena, sfruttando le enormi potenzialità di Resolve per migliorare e valorizzare l’immagine e utilizzando strumenti quali maschere, chiavi, filtri e plugin di FX. Tutta la parte di conforming è stata gestita grazie a Resolve, spesso anche con interventi di editing effettuati direttamente da me in sala color – senza che dovessi fare un round trip esportando e importando in un’altro software.
Quella flessibilità di poter completare tutto dal conform al color ed anche l’editing direttamente con Resolve è ineguagliabile. Utilizzando il software in combinazione con il suo Advanced Panel ho potuto completare il lavoro malgrado le tempistiche molto ristrette. Sarebbe stato oggettivamente impossibile fare un lavoro del genere senza.
5) Come ti sei trovato con l’HDR?
L’uso dell’HDR in ripresa ci ha permesso di avere a disposizione in fase di color tutte le informazioni necessarie per poter avere immagini di grande impatto, penso alle varie sequenze sulla spiaggia di Ostia, al matrimonio di Spadino, alla Vela di Calatrava o al Campidoglio. Con gli strumenti all’avanguardia di Resolve 14, abbiamo potuto creare un’immagine da un lato molto potente visivamente, dall’altro di recuperare dettagli e particolari che non avremmo avuto con una ripresa tradizionale.
6) Adesso che hai finito una serie incredibile come Suburra, quali consigli daresti ai giovani d’oggi (sia in Italia che all’estero) che vorrebbero diventare colorist?
Prima di tutto darei lo stesso consiglio che do a me stesso ogni giorno: sperimentare, studiare e soprattutto non fermarsi mai, pensando di essere già bravi. Questo lavoro richiede costante studio e aggiornamento continuo, oltre alle doti artistiche di cui si può essere più o meno naturalmente dotati.