Il sistema mediatico crossmediale, “ogni cosa si inserisce nell’altra” Il sistema mediatico crossmediale, “ogni cosa si inserisce nell’altra”
Leonardo Chiariglione Presidente e fondatore del gruppo MPEG e presidente della commissione A129, interviene sul sistema mediatico crossmediale, nel quale “ogni cosa si inserisce... Il sistema mediatico crossmediale, “ogni cosa si inserisce nell’altra”

Leonardo Chiariglione Presidente e fondatore del gruppo MPEG e presidente della commissione A129, interviene sul sistema mediatico crossmediale, nel quale “ogni cosa si inserisce nell’altra”.chiari1
Chiariglione parte dalle ultimissime fasi dell’MPEG2, descrivendo i ruoli dei nuovi standard nell’evoluzione del broadcast, dalle origini della televisione, sottolineando i diversi standard locali, le limitazioni tecniche, le difficoltà nell’affrontare le innovazioni (come il colore o l’HD tv), lamentando una eccessiva povertà di potere da parte degli organi dedicati alla registrazione (CCIR e ITU-R) della standardizzazione e anche la dispersione dell’autorità degli organismi responsabili della standardizzazione sulla tv (ICC, ISO, ITU).

Il nuovo digitale rinfresca l’aria e si parla di globalizzazione, di normalizzazione grazie a un formato unico che si applica a tutte le applicazioni. Questo in una catena completa dove il segnale transita semi immutato.
Di nuovo ora si parla di standardizzazione dei processi che avvengono all’interno del ricevitore, mentre nello studio di produzione ognuno può avere libertà di operare. E questa procedura ha ripagato.

Anche in vista di due vari componenti della produzione televisiva, dalla telecamera il registratore la telecamera in tutta la catena i formati diventano sempre gli stessi.
L’MPEG2 rappresenta la convergenza di quello che succede nel ricevitore mentre ognuno può far ciò che vuole in studio.

Il salto di qualità che il progresso ha consentito è stato notevole, anche che gli standard cambiano veloci e ogni 10 anni si riesce ad abbassare il bit rate necessario per mantenere la medesima qualità in un segnale tv distribuito.
Il Digitale permette di creare un mondo unico senza confini, con grande interazione e con società che adesso devono combattere strenuamente l’una con l’altra, dove l’IT è evidentemente molto coinvolta.

Nuovi attori si affacciano nel mondo broadcast, le telco, le IT, perfettamente in condizione di progettare nuovi e ottimi modelli di business: “le tecnologie sono solide e sono disponibili per tutti”.
Di base è determinante evitare timori, affrontare la novità e non sperdersi, quindi impostare decisioni opportune.

L’MPEG ha ormai oltre 25 anni vanta circa 500 esperti, 4 riunioni annuali, 25 paesi, rappresentanti da tutte le industrie, accademia, università, ricerca,broadcast, elettronica di consumo, informatica, società di servizi, di contenuti e società di telecomunicazioni.
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Dall’MPEG1 è stata ripercorsa la storia di tutti i formati fino a oggi, oggi non si parla altro che di 4K con HEVC (ultimo standard approvato a gennaio 2013 e che riduce di metà il bitrate) e del file format MPEG4 che consente di portare i contenuti sul web.

I formati ad oggi sono ancora assai vari e confusi per non dire di quelli destinati al web. Il formato MPEG-DASH attira molto gli sguardi.  Il gruppo di studio sta lavorando su molti fronti, come la scrittura di contratti digitali che siano interpretabili dalle macchine e al fine di cercare di usare uno standard video che sia royalty free. Di fondo è necessario ottimizzare i processi introducendo macchine al posto dell’uomo dove possibile.

Grande attenzione viene posta anche nella conservazione dei contenuti a lungo termine (20-40anni) col progetto multi media preservation. E si lavora su diversi altri fronti come l’MPEG Media Transport per trasmettere più ad oggetti del messaggio broadcast configurabile con l’interattività e presentabile all’utente in forma più gradevole. Lo Screen Content Coding integra molta grafica e si prevede che aumenterà in modo da codificare bene non solo l’immagine video infatti il fine è veicolare di “tutto”. E anche affinché l’estensione del paradigma del web al video possa permettere di collegare un video ad altri video in modo semantico. I contenuti hanno un valore ma sono ancora più validi se hanno una valenza pratica su internet, altrimenti rischiano la continua piratazione, come spesso avvenuto.

redazione milano