BLACK BOX: broadcast & post-produzione, transizione alla virtualizzazione BLACK BOX: broadcast & post-produzione, transizione alla virtualizzazione
La Famiglia KVM Emerald di Black Box supporta l’evoluzione del settore Broadcast & Post-Produzione Per tradizione il settore della trasmissione ha sempre adottato un... BLACK BOX: broadcast & post-produzione, transizione alla virtualizzazione

La Famiglia KVM Emerald di Black Box supporta l’evoluzione del settore Broadcast & Post-Produzione

Per tradizione il settore della trasmissione ha sempre adottato un approccio hardware-centrico nei confronti della produzione e della riproduzione.
Si trattava principalmente di server e switch basati su SDI per il live streaming e di workstation Avid per l’editing all’interno di una struttura centralizzata. La tecnologia KVM è stata un componente essenziale in questo modello di infrastruttura. Ha rappresentato l’elemento chiave per spezzare il vincolo dell’accesso fisico al dispositivo — in pratica ha costituito il primo passo verso la virtualizzazione dell’accesso. Da allora la tecnologia KVM è diventata parte integrante delle strutture per i media, consentendo ai broadcaster di posizionare i computer lontano dai loro ambienti di produzione. Inoltre, grazie alla tecnologia KVM, molti utenti hanno potuto accedere a più computer quando necessario, condividendo risorse in modalità “accesso virtuale”. Queste migliorie apportate al workflow operativo fanno risparmiare ai broadcaster ogni giorno diverse ore e incrementano la resilienza.

Esempi ne sono l’agevole passaggio a risorse di backup e la riduzione dei costi che hanno portato alla possibilità di condividere macchine/licenze costose. Poiché il settore abbraccia maggiormente la virtualizzazione, la tecnologia KVM deve fare altrettanto e continuare a fornire questo “accesso virtuale” a risorse fisiche che a risorse virtuali più nuove. I broadcaster impegnati nella realizzazione di una nuova infrastruttura ne devono tenere conto, anche se inizialmente la virtualizzazione non è nei loro piani. Sono infatti tenuti sia a contemplare soluzioni a prova di futuro visto che il mondo si muove inesorabilmente in direzione della virtualizzazione, sia a supportare le odierne esigenze di accesso virtuale a server fisici.

Un Settore in Transizione

Negli ultimi decenni abbiamo assistito al consolidamento di stazioni locali a livello internazionale suddivise in gruppi. Ciò ha portato ad un aumento del numero di stazioni di proprietà e gestite dalle più importanti reti di broadcasting quali ABC, CBS, NBC e Fox nonché da gruppi di broadcasting quali Sinclair, Nexstar e Tegna Media. L’aggregazione di stazioni ha permesso ai proprietari di ottimizzare le operazioni.
Il primo passo è stato la costruzione di uno hub per le operazioni di controllo master. La maggior parte di queste operazioni era stata tolta alle stazioni locali. Ogniqualvolta si aggiungeva una stazione o un canale questa operazione richiedeva ancora un importante quantitativo di hardware, tempo e capitale.

Oggi, svariati broadcaster stanno portando le proprie operazioni di controllo master — trasmissione di programmazione globale, delivery e operazioni di rete — verso un’architettura cloud IP unificata.

La mossa di sfruttare il “cloud” come piattaforma di distribuzione e memorizzazione di contenuto con server COTS collegati a IP e flussi di lavoro software-defined implica la possibilità di utilizzare “le principali control room virtuali” per automatizzare e fornire processi e tecnologie di workflow in un ambiente più agile e scalabile. Pertanto i broadcaster riducono ulteriormente la necessità delle tradizionali operazioni di controllo master e di hardware specifico per un determinato compito, contribuendo così all’abbattimento delle spese in conto capitale. Di base una rete di broadcasting funzionerà in modo simile a sistemi basati su data centre comuni negli ambienti IT.

Il fulcro di questo nuovo modello è costituito dalla virtualizzazione, iniziata negli anni ‘60 con i computer mainframe IBM e ricomparsa negli anni 2000 con VMware e Citrix. In quanto meccanismo di divisione logica delle risorse di un server (CPU, I/O, RAM), la virtualizzazione viene utilizzata con svariate applicazioni.
L’idea è creare un ambiente in cui possa sembrare che applicazioni indipendenti, spesso un O/S completo come Windows 10 o 11 con tutte le relative applicazioni e/o servizi, possiedano lo stesso server quando di fatti lo condividono.

Il motivo principale che muove questa transizione è la capacità di implementare velocemente nuovi canali, metodi di consegna e formati in risposta alle esigenze degli spettatori. Il modello di produzione virtualizzato soddisfa questa esigenza. Laddove il software definisce il processo di produzione, il cloud consente la memorizzazione/distribuzione del contenuto. L’IT a prezzi vantaggiosi funge da interfaccia di accesso e controllo. Il tradizionale modello di produzione televisiva basato su hardware, con le sue strutture appositamente progettate per ciascun canale, non offre questo tipo di velocità o di flessibilità.

È in corso una transizione a “stazioni televisive virtualizzate”. Disney/ABC Television sta spostando i propri canali TV ad un “controllo master virtuale” basato su cloud. La BBC ha spostato le operazioni di memorizzazione di file audio, mixaggio e riproduzione in un unico data center così da fornire alle stazioni locali l’accesso IP a queste risorse centralizzate per la creazione e la trasmissione della loro programmazione on-air. Secondo Deloitte, il settore dei media e dell’intrattenimento ha iniziato ad adottare infrastrutture di trasmissione basate sul cloud a causa dei progressi della tecnologia digitale, dell’evoluzione delle preferenze dei consumatori e della disruption del settore.

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Ostacoli da Superare

Sebbene vi siano motivi convincenti che giustifichino una produzione di broadcasting virtualizzata basata su IP, esistono anche ostacoli importanti al completo passaggio a questo nuovo modello. SDI è oggi una tecnologia consolidata ma sussistono importanti problemi tecnici alla creazione di un sistema di riproduzione e produzione virtualizzato/IP end-to-end che funzioni. Mancano ad esempio standard supportati dal settore relativi alla produzione virtualizzata tramite IP. Lo standard 2022-6 di SMPTE rappresenta un buon inizio ma non è sufficiente a creare una soluzione endto- end perfettamente funzionante. Come avvenuto per la transizione da analogico/SD a digitale/HD-SD, la transizione ad un modello IP virtualizzato richiederà dai tre ai cinque anni. Molti addetti del settore stimano che ci vorranno dai cinque ai dieci anni prima che la tecnologia SDI nel settore del broadcasting sia completa.

Le riproduzioni e le produzioni televisive verranno distribuite tramite IP e saranno gestite da software ma i metodi tradizionali non spariranno improvvisamente.
Il modello sta cambiando il flusso di bit attraverso le reti ma il processo di workflow non cambierà in modo significativo. La creazione e l’editing di contenuto continuerà a necessitare dello stesso accesso ad alte prestazioni alle workstation che offre oggi la tecnologia KVM. Accesso supplementare a macchine virtuali sarà necessario per manipolare i file, gran parte del quale avverrà su server virtualizzati ed elenchi di riproduzione. A queste diverse risorse, fisiche e virtuali, gli operatori dovranno accedere in modo trasparente e simile al fine di ottimizzare efficienza e controllo.
Questo è ciò che offre Emerald Unified KVM di Black Box — un’integrazione senza problemi di mondo fisico e mondo virtuale. Consente a molti utenti di accedere a più computer o desktop virtuali tramite IP.

I professionisti multimediali possono quindi usufruire di flussi di lavoro migliorati e di una tecnologia innovativa con cui poter riconfigurare completamente le proprie infrastrutture. L’accesso a macchine fisiche e virtuali garantisce ai broadcaster un nuovo livello di flessibilità.

Emerald per la Post-Produzione

I professionisti del settore multimediale cercano di sposare i macchinari rumorosi e inclini al surriscaldamento al di fuori della suite di editing così da creare il miglior ambiente possibile senza compromettere le prestazioni.
Emerald garantisce prestazioni all’avanguardia nel settore; non avendo componenti mobili è silenzioso e non necessita di raffreddamento, permettendo quindi ai professionisti che lo utilizzano di lavorare in un ambiente più idoneo.

È essenziale che i team addetti alla post-produzione possano riconfigurare le suite per molti diversi utilizzi o estendere le produzioni a più stanze se non addirittura a più edifici. Spesso i membri dello staff vogliono accedere ad asset interni mentre lavorano da remoto. Devono pertanto lavorare collettivamente e in sicurezza.
Mantenere un unico punto di stoccaggio e gestire gli accessi centralmente sono diventati una priorità per molte strutture di post-produzione. Emerald non solo permette di farlo ma lo fa all’istante. I responsabili possono guadagnare una notevole flessibilità e poiché non è necessario chiudere la suite per nessun periodo di tempo non si perde nessun potenziale introito.

Emerald in Studio

Sebbene l’ambiente degli studi, frenetici e in continua evoluzione, possa risultare complesso, Emerald soddisfa le esigenze di AV e di interfacce utente. Fornire l’accesso a più macchine fisiche e virtuali da un unico monitor consente ai broadcaster di cambiare rapidamente impostazione da una produzione all’altra. Con Emerald il routing e il re-routing di AV e di contenuto multi-casting nonché l’aggiunta di schermi e interfacce sono tutte operazioni semplicissime.

Emerald per Disaster Recovery

In risposta ad un evento catastrofico, Emerald Unified KVM facilita una rapida transizione dal sito primario al sito di disaster recovery. Qui i tipici sistemi di controllo master funzionano su macchine virtuali in esecuzione su comuni hardware di server COTS.
Emerald fornisce l’accesso a sistemi di disaster recovery con macchine virtuali direttamente tramite la rete della struttura DR o in remoto attraverso la WAN aziendale. La capacità di interfacciarsi con i sistemi DR in remoto può rivelarsi inestimabile, in particolare durante la transizione dei servizi alla struttura DR e durante il ripristino al termine dell’evento.

Cosa Rende Emerald Unico Nel Suo Genere?

Grazie a più unità di ricezione e trasmissione managed, Emerald integra la tecnologia di switching KVM e desktop virtuale. Il ricevitore si collega al PC fisico “remoto” tramite una rete TCP/IP o un desktop virtuale utilizzando protocolli di remotizzazione standard.
Il trasmettitore converte la connessione USB, audio e video di un PC o di una workstation in un formato collegabile e controllabile tramite una rete TCP/IP. Le unità Emerald sono dotate di una gestione integrata che supporta l’installazione di max. 32 dispositivi. L’aggiunta del sistema di gestione KVM Boxilla® consente l’installazione di migliaia di dispositivi e aggiunge funzionalità avanzate al sistema.

Con Emerald l’utente affronta la stessa esperienza che avrebbe stando seduto direttamente al PC. La tecnologia di compressione avanzata di Black Box fornisce latenza e larghezza di banda ridotte per consentire un funzionamento regolare, persino su reti aziendali standard.
È possibile collegare più tastiere, mouse e cuffie al ricevitore con altri dispositivi USB come scanner, stampanti e smartphone.
Emerald offre la possibilità di rendere un’installazione a prova di futuro anche se la virtualizzazione non è immediatamente necessaria. Sia che una nuova sala di controllo master sia all’ordine del giorno o meno, i clienti spesso desiderano abbandonare applicazioni o servizi ormai datati in favore di macchine virtuali in grado di proteggere gli investimenti in corso e ridurre al minimo qualsiasi costo di trasferimento man mano che il vecchio hardware diventa obsoleto. Emerald fornisce l’abilità unica di riutilizzare la tecnologia KVM a supporto di questi nuovi workload virtualizzati, oltre alle risorse fisiche.

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redazione milano