Dopo l’acquisizione di Grass Valley da parte del gruppo Belden e la sua ’fusione’ con Miranda, di quest’ultima rimane soltanto il colore viola del...

Dopo l’acquisizione di Grass Valley da parte del gruppo Belden e la sua ’fusione’ con Miranda, di quest’ultima rimane soltanto il colore viola del marchio, diventato il colore della non più verde Grass Valley che ha fatto al NAB la sua prima uscita pubblica.
Secondo Tim Thorsteinson, che ricopre la carica di general manager della nuova Grass Valley, il portfolio di prodotti delle due aziende può essere considerato complementare, con poche linee di prodotto che si sovrappongono.
In realtà, soprattutto per le matrici e tutti quei prodotti da infrastruttura, i duplicati sono parecchi e non è ancora del tutto chiaro quali verranno eliminati.

Nelle foto a destra Tim Thorsteinson, a sinistra Marco Lopez

La presidenza della nuova Grass Valley è stata assegnata a Marco Lopez che ricopriva la stessa carica in Miranda. A parere di Lopez, sono tre i benefici che avranno i clienti: stabilitá, completezza e supporto. La stabilità è garantita dal fatto che Belden ha investito nel settore del broadcast quasi un miliardo di dollari negli ultimi tre anni mentre la completezza dell’offerta semplifica l’integrazione e garantisce investimenti a prova di futuro. Infine, la rete di assistenza combinata delle due aziende permette di offrire un supporto globale in qualsiasi momento.

Sulle strategie future, per Lopez è l’audience a guidare l’innovazione con la richiesta di contenuti in tempi sempre più ridotti, una qualità più elevata dei programmi (leggi 4K), la connettività IP e la distribuzione su più piattaforme, senza contare l’esplosione del video on demand con una richiesta destinata a triplicare nel giro di un paio d’anni, almeno a detta di stimati analisti. Lopez ha anche citato una previsione secondo la quale nel 2019, vale a dire fra cinque anni, ci saranno più di otto miliardi di dispositivi collegati a reti a larga banda, dato forse un po’ irrealistico sbandierato anche da altri per giustificare la necessità impellente per i broadcaster di produrre contenuti anche per il cosiddetto secondo schermo.

Uno dei prodotti chiave per far fronte a queste esigenze è la piattaforma GV Stratus basata su un’architettura service-oriented, configurabile cioè per diversi utilizzi, dalla produzione di notiziari al playout. “I broadcaster, sebbene siano conservativi nelle loro scelte, hanno cercato di servirsi del ’cloud’ per incrementare i profitti e portare all’esterno i costi e la complessità della distribuzione. Non hanno avuto molto successo, ma la situazione è destinata a cambiare con GV Stratus Playout”, ha dichiarato Mike Cronk, vice presidente senior di Grass Valley, sottolineando come un elemento importante di questa soluzione sia la possibilità di localizzare i contenuti.

Per quanto riguarda il 4K, occorrerà attendere ancora diversi mesi per una telecamera marchiata Grass Valley: il prototipo presentato al NAB dispone di un attacco per le ottiche B4 che permette quindi di utilizzare le ottiche standard broadcast più adatte per le riprese in diretta. Già disponibili, invece, le quattro nuove telecamere per riprese al rallentatore, LDX HS e LDX XS (XtremeSpeed) con le rispettive versioni Compact, sostanzialmente delle box camera. Le HS catturano il video a velocità 3x mentre con le XS si arriva a 6x ed è prevista la possibilità di aggiornamento della serie HS alla serie XS semplicemente con l’acquisto della licenza software.

“Un altro grande vantaggio di queste telecamere è l’abbinamento con i nostri K2 Dyno Replay System e K2 Summit 3G Production Client i quali, grazie alla tecnologia AnySpeed, permettono una riproduzione fluida a qualsiasi velocità, da 0 al 200%. La combinazione fra LDX XS e K2 Dyno espande notevolmente l’impatto dei replay”, ha detto Cronk.


redazione milano