I sistemi di trasporto segnali telecamere e la delocalizzazione I sistemi di trasporto segnali telecamere e la delocalizzazione
Rosario Messina responsabile tecnico di Betamedia riflette su come la moderna produzione televisiva oggi possa affrontare lo sport con diversi approcci. “Nella produzione televisiva... I sistemi di trasporto segnali telecamere e la delocalizzazione

Rosario Messina responsabile tecnico di Betamedia riflette su come la moderna produzione televisiva oggi possa affrontare lo sport con diversi approcci.
“Nella produzione televisiva non esistono catene tecnologiche “migliori” o “peggiori”; esistono sistemi diversi con potenzialità diverse.”

Rosario Messina, direttore tecnico di Betamedia, azienda specializzata nella realizzazione di eventi televisivi live tra i quali importanti eventi sportivi, ci spiega il suo punto di vista sull’evoluzione nella produzione tv in relazione al trasporto dei segnali.

Ogni sistema di trasporto ha delle peculiarità che lo possono rendere più opportuno in certe attività produttive piuttosto che in altre.

Un sistema tv tradizionale per riprese in esterno è tipicamente composto da un mezzo mobile con una super regia a bordo al quale fanno capo tutti i cavi delle telecamere impegnate nell’evento.
A volte, soprattutto nel contesto di eventi sportivi, le telecamere sono posizionate lontano dall’OB-Van e, spesso la distanza supera la capacità di trasporto nativa del sistema camere utilizzato.
Quando ciò accade per chi realizza l’evento è necessario il ricorso a tecnologie che consentono il trasporto di tutti i segnali necessari da e per le telecamere.

Nell’era dell’analogico, fino al 2000, le difficoltà legate alle distanze venivano aggirate con l’utilizzo di sub-regie che processavano (anche con l’apporto di un mixer video ed un regista a bordo) i segnali di un insieme di telecamere per poi inviare un sub-mixato alla regia master. Per l’invio del segnale mixato venivano utilizzati ponti radio e solo negli ultimi anni del secolo scorso linee a fibra ottica.
Questo approccio, evidentemente, creava non pochi problemi di omogeneità ed integrità del prodotto finale.

Questo, come già detto, nasceva dall’impossibilità di raggiungere il mezzo mobile coi tradizionali cavi per telecamere. Infatti in quegli anni con le riprese in SD la gittata massima era al massimo di un paio di chilometri (tipicamente telecamere Philips poi marchiate Grass Valley) per arrivare a una gittata di 1900 metri con le Sony associate a CCU 700 e a soli mille metri con le Sony associate a CCU 550 SD.
Le possibilità tecnologiche erano certo ristrette.

L’arrivo sul mercato attorno al 2002/2003 della fibra ottica per i collegamenti delle telecamere, comunque non ha modificato il panorama in quanto non si arrivava a coprire più di un paio di chilometri. L’unica alternativa per superare questo limite era alimentare in loco la telecamera, con evidenti difficoltà che rendevano, spesso, questa alternativa spesso impossibile.

Prima di quegli anni si risolveva installando delle sub regie complete di mixer e controlli camere e tutto l’occorrente per realizzare un sub mixato che veniva inviato alla regia madre.
Il tipico esempio è la Formula1 o le riprese dello sci e comunque dovunque la gittata massima dei cavi camera non consentiva di operare in loco con un’unica regia per tutto l’evento.
Dal 2002 circa in avanti si è iniziato a utilizzare le fibre per estendere la portata del lavoro, anche se portavano pochi segnali del sub mixato derivato dalle sub regie.
Lo step successivo, un po’ grezzo se visto col senno di poi, è stato trasportare tutti i segnali delle telecamere sulle fibre e, al posto delle sub regie remote, utilizzare dei controlli camere in loco.
La regia master così riceveva segnali telecamere già controllati e poteva, quindi, effettuare la produzione.
Un handicap di tale sistema era che gli operatori alle telecamere remote non disponevano di un tally proprietario e l’intercom era unico per tutti.
Erano disagi “calcolati” ed accettati e il regista ancor prima doveva gestire e comporre il program di altri registi dedicati nelle sub regie che operavano ciascuno su una parte della produzione.
Con l’evoluzione del trasporto dei segnali in fibra questi inconvenienti sono stati superati, anche se il vero problema che rimane è che è indispensabile creare un impianto spesso complicato e costoso e, soprattutto, va personalizzato per ogni location.

Il passaggio radicale successivo è stato trasformare questi impianti costosi e creati su misura in un impianto “standard” utilizzabile 365 giorni l’anno.
Betamedia col lancio del sistema brevettato FlexiVan ha proposto proprio questo, un sistema modulare che raccoglie le sezioni tecniche complete ma indipendenti e configurabili sulla esatta dimensione dell’evento, così da non immobilizzare risorse e poterle riallocare in altri eventi.
Altre aziende invece hanno cercato di industrializzare un processo, telecamera per telecamera; cioè invece che per cluster di telecamere, trasportavano tutti i segnali di una o due telecamere al massimo.
Il limite era la necessità di disporre di tante fibre per effettuare i collegamenti, così il cablaggio e i test diventavano più complessi.
Lo step successivo è stato utilizzare le tecnologia CDM di multiplexing ottico per far sì che si potesse trasportare “tutto” con una sola coppia di fibre e una eventuale seconda coppia di ridondanza.

Altri metodi di trasporto si sono affiancati negli anni come quelli di Telecast e di Bluebell che vanno ad alimentare in loco la telecamera e permettono di portare tutti i servizi a valle fino alla regia.
Il limite è che il punto di alimentazione indispensabile non può distare più di un paio di chilometri (se non meno, a volte 1500) dalla telecamera stessa.
Quindi la telecamera con la fibra ottica può essere portata ovunque purché abbia un punto elettrico disponibile a una distanza che non supera la gittata dell’alimentazione del cavo SMPTE, con terminazioni Lemo o Fischer (tipico cavo con due fibre ottiche, due linee in rame ciascuna da 10 A e 400 V di isolamento più due train di rame per segnali di bassa potenza).
Questo consente di posizionare il tv compound a una buona distanza dal luogo dell’evento e cablare in modo fisso su fibra ottica.

Un altro sistema che si è imposto negli ultimi anni è il Mediornet della Riedel Communications, impiegato dai grandi broadcaster per la sua tecnologia ibrida, che conta sia sulle possibilità del multiplexing ottico per il numero di fibre necessarie, sia sul mutliplexing elettrico mediante un sistema di processori di cui questi apparati sono dotati.
Complessivamente interessante nei costi, permette di trasportare segnali di tutti i tipi, dove l’unica limitazione è che il tipico sistema stand alone va montato e cablato quando serve, quindi implica delle operazioni di assestamento con un cablaggio in loco.

Il sistema trasportabile FlexiVan di Betamedia e la sua ultimissima versione IP FlexIPvan, invece risultano standard in ogni utilizzo in quanto il cablaggio è lo stesso, malgrado le distanze tra venue e regia possano cambiare anche molto da evento ad evento.

Ovvio che una regia mobile completa è spesso e in assoluto la migliore soluzione, dato che risolve problemi di trasportabilità, non ci sono problematiche di volumi e di pesi, non servono interventi sul campo, come invece avviene nei sistemi trasportabili.
L’unica problematica del mezzo mobile è la rigidità, ossia in caso di manutenzione, il mezzo stesso rimane fermo e non operativo.
Nel caso dei moduli distinti, che gestiscono un sistema di regia come i mattoncini in un gioco, basta fermare il modulo che necessita manutenzione, mentre gli altri possono continuare a lavorare dove serve.

Il tipico sistema che alimenta ciascuna telecamera a distanza risulta costoso ma del tutto accettabile se un’azienda affronta questo problema poche volte l’anno. Se invece la problematica si ripropone molte volte l’anno e i sistemi di ripresa sono complessi con 12, o anche 18 e 24 telecamere, allora tutto il setup diviene troppo complesso e costoso, quindi economicamente sconsigliabile.

Mediornet è un sistema considerato piuttosto flessibile perché impiegabile anche per trasporto di segnali camere, schermi e postazioni a distanza, anche se alcuni sottolineano il limite di dover cablare e scablare tutto in ogni occasione, appositamente, secondo il tipo di produzione. Quando le produzioni si susseguono su un arco di tempo breve, i costi crescono molto.

Il sistema FlexiVan consente la delocalizzazione delle risorse: gli apparati che normalmente sono cablati – e quindi fissi in regia – sono fisicamente collocati in moduli mobili svincolati dalla regia centrale e possono, quindi, essere condivisi o fisicamente su un altro evento.
Questo consente un utilizzo molto razionale di alcune risorse altrimenti bloccate, immobili e inutili su un mezzo mobile.
In pratica, lo stesso evento gestito da due broadcaster diversi potrebbe venire affrontato con scelte tecniche molto differenti da quelle “standard” e tutto dipende dalla tipologia dell’evento da seguire e da chi compie le scelte
Per fare un esempio, nelle riprese di eventi calcistici molto probabilmente la soluzione migliore rimane quella del mezzo mobile “rigido” nella sua configurazione schematica e ripetitiva.
Chi invece affronta molte e differenti tipologie di produzioni in tempi brevi, e quindi incontra tanti problemi diversi, sicuramente potrà affrontare ogni ingaggio in tanti modi ugualmente validi.
Sicuramente stiamo andando verso una sempre maggiore specializzazione della produzione tv e molto dipende dalla tipologia dello sport coinvolto.”

Roberto Landini