La Hollywood Post Alliance, associazione americana che riunisce i professionisti operanti nelle maggiori aziende di postproduzione, ha ancora una volta organizzato il prestigioso HPA...

La Hollywood Post Alliance, associazione americana che riunisce i professionisti operanti nelle maggiori aziende di postproduzione, ha ancora una volta organizzato il prestigioso HPA Tech Retreat.
Nell’ambito di questo evento annuale spicca il Broadcaster Panel, una tavola rotonda alla quale partecipano i responsabili tecnologia delle principali emittenti americane; quest’anno si sono visti Bob Siedel della CBS, Dave Seigler di Cox Broadcasting, Richard Friedel di Fox, Eric Wolf della PBS e Mark Aitkens di Sinclar Broadcast Group.
La discussione ha affrontato alcuni fra gli argomenti più caldi di questa fase di grandi cambiamenti nel settore del broadcast.

Gestione dello spettro

Con una totale riorganizzazione dello spettro alle porte, i broadcaster sono concordi: sebbene qualche stazione possa essere tentata dal monetizzare in occasione delle aste, non ha senso cedere frequenze che nel prossimo futuro potranno essere per una varietà di servizi, dal mobile al 4K.

Wolf della PBS è stato chiaro: “Il channel sharing può anche essere un’opzione di cui tenere conto, ma cedere frequenze e perdere per sempre una porzione del nostro spettro, che è un asset vitale, significa precludersi una quantità di opzioni future”. Nessun tentennamento neanche da parte di Siegler: “Cedere spettro equivale a limitarsi il futuro: la Cox non ha nessun interesse a cedere le sue frequenze”.

Chiarissimo anche Seidel: “Per la CBS è una questione di qualità, pertanto il channel sharing non è un’opzione che prendiamo in considerazione. Il nostro network si impegna per fornire la massima qualità e fino a poco tempo fa i 19.3 Mbit/s per l’HD li abbiamo usati tutti. I recenti sviluppi nella compressione ci hanno permesso di abbassare leggermente il bitrate, liberando circa 1.5 Mbit/s per un sottocanale.

Il futuro del 4K

I “top technicians” si sono trovati sostanzialmente d’accordo anche per quanto riguarda il 4K: trasmetterlo via etere non è una priorità. “Abbiamo testato molto bene il 4K nei nostri laboratori – dice Friedel di Fox – e pensiamo che qualche possibilità per l’introduzione di televisori 4K ci sia, ma per il momento non pensiamo a trasmettere con questo standard”.

Stessa posizione per Aitken, mentre Seidel ammette che alla CBS il 4K piace molto – ma per l’acquisizione: “Sul versante dell’acquisizione, la nostra filosofia è sempre stata quella di adottare il massimo livello di qualità in modo da assicurare il valore del contenuto, in qualsiasi modo venga distribuito. “

Per quanto riguarda lo sport, CBS e altre emittenti hanno usato il 4K per le riprese (CBS aveva sei camere 4K all’ultimo Super Bowl) da cui hanno estratto contenuti in HD e replays in super slow-motion.
E’ stato Dave Siegler di Cox Media a esprimere insoddisfazione per il segnale degradato che arriva agli utenti del cavo per via dalla compressione usata dagli operatori. Siegler si è chiesto, retoricamente, se occorra il 4K per fare arrivare agli utenti un’immagine che di qualità HD.

Opinioni contrastanti su ATSC 3.0

E’ stato lo standard ATSC 3.0 e le sue varie opzioni a rivelare la diversità di punti di vista fra i relatori.
Aitken (Sinclair) si è detto preoccupato dal fatto che “tutto il focus di ATSC è stato sulla trasmissione verso un ambiente a ricevore fisso”, in altre parole sulla trasmissione di un singolo canale a singoli ricevitori UHD. Aitken ammette che questa modalità fa parte del futuro del broadcast, ma aggiunge: “Sinclair si è impegnata per quindici anni nello sforzo di adattare il broadcasting al mobile, ma alla ATSC si sono rifiutati di prendere in considerazione qualsiasi proposta che sposti qualche bit dal servizio fisso a quello mobile. Forse è necessario aprire una nuova strada parallela, fuori dalla ATSC, e sviluppare una tecnologia di nuova generazione che venga adottata dagli operatori del broadcast: un nuovo standard che tenga in conto delle necessità tecnologiche del settore e che non si limiti alla vecchia visione del mondo, tipica dei politici, secondo la quale il broadcasting è solo televisione.

Seidel (CBS) ha invece difeso lo sforzo di ATSC 3.0, notando che ha attirato richieste da tutto il mondo. Ci sono come minimo 13 proposte sotto esame e molte comprendono i servizi mobili, compresi LTE, DVB-T2 e persono 8K dal Giappone. Dopo tutto, ha concluso, il progetto è solo agli inizi e c’è ancora molto da fare.
Friedel, per Fox, ha sostenuto che se i broadcaster non sono coinvolti nello sviluppo di ATSC 3.0, dovrebberlo essere al più presto possibile: “Il punto forte di ATSC è quello di essere uno standard flessibile ed estendibile, in grado di adattarsi e di cambiare nel futuro”.

Frame rate

Sull’argomento Seidel è sicuro che il classico 59.94 rimarrà con noi ancora per parecchi anni, a causa della enorme quantità di contenuti immagazinati con questo standard e della complessità di eventuali conversioni. Non così Aitken, secondo il quale la massa di contenuti che verranno creati nei prossimi 10-15 anni supererà il totale di quelli esistenti a oggi. Secondo lui è opportuno andare avanti, pur mantenendo la compatibilità con il materiale legacy. D’accordo con lui anche Friedel, il quale sostiene che i nuovi formati (per esempio 120 fps) dovrebbero essere integer-based e convertiti per compatibilità di legacy.

Infrastrutture IP

Trattando di una delle più importanti tendenze dei prossimi anni, il panel ha discusso sui tempi occorrenti ai broadcaster per passare a infrastrutture IP complete realizzando un autentico software defined networking (SDN).
La PBS, secondo Wolf, è sulla buona strada. L’emittente pubblica americana sta realizzando un nuovo centro di disaster recovery basato completamente su sistemi virtualizzati IT, pur mantenendo una parte di attrezzature tradizionali. La struttura non è ancora basata sull’SDN o abilitata per il cloud, ma si tratta di un primo passo in questa direzione. D’accordo Friedel: “Alla Fox abbiamo già router basati su IP e la cosa si sta estendendo. Se fate un giro nelle nostre sale di controllo, trovate ben poche apparecchiature con marchi del broadcast classico; in cambio vedrete rack di Hewlwtt Packard, IBM e Cisco. Da qui a cinque anni, nessuno monterà apparecchiature che non siano basate su concetti IP”.

Il consiglio di Friedel è quello di tenere d’occhio lo standard SMPTE 2022 e la Task Force costituita da EBU, SMTPE e VSD che sta lavorando per definire il futuro del broadcast “all-IP”.
Friedel ha anche parlato dei radiomicrofoni che, in controtendenza, stanno diventando sempre più voluminosi. La spiegazione è che per evitare interferenze in ambienti affollati di segnali, la migliore soluzione consiste nell’utilizzo dei nuovi Sennheiser operanti a 1.6 Ghz. Questi microfoni funzionano perfettamente ma richiedono più potenza e batterie più grandi, il che significa dimensioni maggiori del 40% rispetto ai radiomicrofoni tradizionali.

redazione milano