Don’t Look Up di Netflix corretto su DaVinci Resolve Studio Don’t Look Up di Netflix corretto su DaVinci Resolve Studio
Don’t Look Up di Netflix segue le vicende di due astronomi che, dopo aver scoperto una cometa destinata a distruggere la Terra entro sei mesi,... Don’t Look Up di Netflix corretto su DaVinci Resolve Studio

Don’t Look Up di Netflix segue le vicende di due astronomi che, dopo aver scoperto una cometa destinata a distruggere la Terra entro sei mesi, si imbarcano in un tour mediatico per allertare l’umanità. Diretto da Adam McKay e con la fotografia di Linus Sandgren (FSF, ASC), il film è stato corretto da Matt Wallach della Company 3 con il software di montaggio, correzione colore, effetti visivi (VFX) e post produzione audio DaVinci Resolve Studio.

Negli ultimi anni Wallach si è concentrato soprattutto sul grading dei giornalieri collaborando con i più rinomati direttori della fotografia, incluso Sandgren che apprezza il suo approccio al colore al punto da avergli affidato sia i giornalieri che la correzione colore finale del suo precedente film, No Time to Die. Quando è possibile, Sandgren preferisce l’acquisizione su pellicola a quella digitale. Nella correzione colore digitale mostra una particolare inclinazione nel preservare il look cinematografico delle immagini per rispettare l’essenza fotochimica del processo del colore.

Oltre che su pellicola, Sandgren ha girato Don’t Look Up in una serie di altri formati, che hanno reso il color grading ancora più complesso. “Per la gran parte abbiamo girato in 35mm, ma abbiamo anche fatto riprese anamorfiche, sferiche, Super 8 e 16mm. Abbiamo anche ripreso parecchio con camere digitali broadcast in una sorta di studio, per le scene in cui i protagonisti appaiono in TV”, ha puntualizzato Wallach.

Wallach ha suggerito l’approccio ideale per il color grading di queste scene. “Ho proposto di optare per un’estetica super saturata per le scene televisive, quasi come quando si cammina in un negozio di elettronica con tutti i televisori accesi con immagini luminose e vivide, al punto da creare quasi un leggero disagio”, ha spiegato.

Non avere a disposizione un file Log per il grading ha reso ancora più difficile ottenere quella specifica estetica. “Per le immagini televisive non abbiamo scansionato i file RAW ma girato nello spazio colore Rec. 709”, ha aggiunto Wallach. “Inizialmente ho trattato queste immagini come il resto del materiale usando le funzioni Offset e Printer Lights. Poi, dopo aver bilanciato il tutto, abbiamo aumentato il contrasto e la saturazione servendoci di varie curve su Resolve per vedere fino a quanto potevamo spingerci prima che l’immagine iniziasse a deteriorarsi”.

Un’altra sfida è stato il gran numero di VFX per il film, non solo le scene in CG, ma anche altre riprese meno ovvie all’occhio dello spettatore. “Ci sono state una serie di scene inizialmente non intese come riprese VFX, ma che lo sono diventate per via della pandemia”, ha continuato Wallach. “Erano in vigore limiti al numero di persone presenti ogni giorno sul set, attori inclusi, per cui alcune scene sono diventate una composizione multicamera”.

Gli artisti VFX ci hanno fornito le immagini della folla in CG, e grazie ad elementi 2D fissi e all’acquisizione volumetrica abbiamo fatto lievitare le 25 o 30 comparse presenti sul set in una folla di un centinaio di persone nell’inquadratura. “In alcune scene, come quella del concerto o della manifestazione di protesta abbiamo rimpolpato in digitale la folla presente”, ha spiegato Wallach. Grazie alle maschere su DaVinci Resolve Studio, Wallach ha potuto bilanciare i vari elementi per garantire che il fascio di luce che attraversa il pubblico apparisse il più naturale possibile.

Wallach ha molto apprezzato gli strumenti disponibili su DaVinci Resolve Studio che hanno reso il color grading ben più efficiente. “Ho usato il Color Warper, soprattutto per far combaciare le immagini di repertorio. Avrei potuto ottenere lo stesso risultato combinando diversi strumenti, ma il Color Warper si è rivelato particolarmente efficiente a livello collaborativo perché mi ha permesso di cambiare diversi parametri contemporaneamente e di mostrare a Linus l’immagine modificata in tempo reale. Nelle scene in cui alterniamo costantemente le immagini girate su pellicola e il materiale girato nello studio televisivo, per mantenere i rossi a un determinato livello nelle immagini digitali mi è bastato semplicemente selezionarli e alzare i rossi in un’unica operazione. Con questo metodo potevo applicare modifiche globali più velocemente del keyer o delle curve”.

Oltre alla distribuzione globale sulla sua piattaforma streaming, Netflix ha deciso di fare uscire il film anche nelle sale. Questo ha comportato la necessità di strumenti di finishing HDR e DCI-P3. “Per controllare le luci alte, per le versioni HDR del film, invece di usare ruote e curve di Log mi sono molto servito delle ruote HDR su Resolve. Essendo la P3 la nostra versione migliore in termini di color grading, direi che ha egregiamente sostituito il processo di trimming in HDR. Le ruote HDR offrono la flessibilità di impostare un intervallo d’intervento per ogni area dell’immagine, e poi basta regolare l’esposizione di ogni area singolarmente. Credo che le ruote HDR consentano di raggiungere il risultato desiderato nelle versioni HDR in modo più semplice di quanto fosse possibile finora”, ha concluso Wallach.

redazione milano